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Anche in pianura la mela suscita interesse ed agli inizi dell’Ottocento Giuseppe Carlo Cernazai, botanico udinese, grande studioso ed esperto nella riproduzione dei fruttiferi, annotava nei suoi scritti un riferimento ad una varietà da egli costituita che ha voluto denominare “Friuli” o “Friulana” e che fece certificare dai più grandi esperti di frutticoltura dell’epoca in Inghilterra.
Verso la fine del ‘700 e la metà dell’800 molto venne fatto dalla benemerita Associazione Agraria Friulana (della quale anche il Cernazai era componente) per il rilancio della frutticoltura friulana. Tanto crebbe che verso il 1885 si parlava apertamente di esportazione. Dal goriziano e dall’alto pordenonese, le mele prendevano la via dell’Europa asburgica e dell’Egitto. Si cita fra gli altri, il caso del signor Tuis da Fanna (PN) che, durante i primi anni del ‘900, acquistava le mele sulla piazza delle colline circostanti Maniago (PN) e le rivendeva nei propri negozi di specialità italiane a Vienna.

Tuis e Benozzi nel 1905, esportano le mle da Fanna (PN) e le commercializzano nei propri negozi a Vienna.
(Foto gentilmente concessa dal "Gruppo amatori Mele antiche di Fanna di Maniago" - PN)
Le ripetute gelate (si ricorda in particolare quella del 1929) e le due guerre mondiali, che hanno visto il territorio friulano al centro delle attività belliche, riportarono pressochè a zero la produzione e gli impianti esistenti.
Ma la massiccia costruzione di pozzi e di impianti irrigui consortili in vasti comprensori della pianura friulana e l’insediamento in Friuli di molti frutticoltori provenienti dall’Alto Adige diedero un nuovo impulso, verso gli anni 50/60 del secolo scorso, alla riespansione di questa coltura.
Negli ultimi decenni, la forte professionalizzazione dei melicoltori friulani, ha portato a sviluppare tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente e della salubrità del prodotto con forte riduzione dell’impiego di agrofarmaci grazie ai sistemi di lotta fitosanitaria integrata e in taluni casi biologica.
Nel 1935 inizia la costruzione dei primi pozzi a scopo irriguo e consortile.
(Foto gentilmente concessa dal Consorzio di Bonifica Ledra Tagliamento - UD)
Attualmente il melo costituisce il tipo di fruttifero più coltivato in regione (54% della superficie a frutteto), la produzione è in progressivo aumento, gli impianti sono altamente specializzati e i sistemi di lotta ai parassiti viene svolta con tecniche a basso impatto ambientale sul 65% della produzione. La superficie media coltivata a melo per singola azienda è pari ad ettari 1,71 ed è seconda in Italia solo al Trentino Alto Adige (ha 1,85). Il Veneto raggiunge invece ha 1,19, l’Emilia R. ha 0,84 e il Piemonte ha 0,49 (ISTAT 2000).
Ripartizione delle diverse specie frutticole nel censimento ISTAT del 2000.
Ripartizione secondo il rapporto superficie/metodo produttivo in Friuli Venezia Giulia.
Veduta aerea delle moderne aziende melicole friulane.